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Intervista a Walter Fumasoni

Intervista a Walter Fumasoni

Walter Fumasoni è un ingegnere che nel 2009 ha fondato Tecnici Senza Barriere, associazione di professionisti volontari che offre un concreto aiuto ai disabili e alle loro famiglie nell’abbattimento delle barriere architettoniche nelle loro abitazioni e nel contesto urbano che frequentano. L’associazione collabora con gli enti comunali. “La prima cosa che siamo chiamati a fare è rendere la casa accessibile sia con interventi minimali per esempio a favore di persone anziane che si ritrovano a non essere più autosufficienti sia con azioni più importanti e onerose che durano mesi, anche su case nuove magari per una famiglia nella quale nasce un bambino disabile.

Ci chiamano anche persone che sono diventate disabili in seguito ad incidenti stradali o a causa di traumi o malattie invalidanti e/o degenerative”. “Andando nelle famiglie per eliminare le barriere architettoniche delle loro case si crea un legame particolare con loro perché arrivi in un momento difficile e di bisogno. C’è apertura, condivisione della sofferenza e si instaura un bel rapporto. Spesso le famiglie, all’uscita dall’ospedale, si ritrovano abbandonate con un figlio disabile e non sanno cosa fare.

Tu gli riempi quel buco. Noi oggi seguiamo un centinaio di famiglie della provincia di Sondrio e lavoriamo tanto sulla formazione dei professionisti nel campo dell’accessibilità”. I volontari di Tecnici Senza Barriere effettuano circa 20-30 interventi al mese, portano avanti la fase istruttoria oltre che la parte di progettazione, relazione tecnica, direzione dei lavori e collaudo finale e seguono le persone per quel che riguarda le pratiche per avere contributi specifici (legge nazionale 13/1989). L’associazione offre anche consulenze tecniche gratuite agli uffici tecnici comunali per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Tecnici Senza Barriere fa parte delle Commissioni edilizie dei Comuni e ogni volta che c’è da realizzare un’opera pubblica sono chiamati a dare il loro contributo. Negli ultimi anni, anche con il succedersi dei cambi amministrativi, si vede una maggiore attenzione alle fragilità e al tema dell’accessibilità. Perché fai tutto questo? “Io sono sempre stato convinto che ognuno debba mettere le proprie competenze a frutto e al servizio degli altri.

Se uno è capace di fare qualcosa bene, non può tenerlo per sé, ma deve condividerlo. L’accessibilità è la mia competenza. Ho cominciato aiutando degli amici rimasti disabili dopo aver fatto degli incidenti in moto e poi è nata Tecnici Senza Barriere”. Di cosa hanno bisogno le persone disabili una volta resa accessibile la casa? “La richiesta che ci fanno una volta sistemata la casa è quella di avere la possibilità di fare quello che facevano prima che per molti vuol dire poter andare di nuovo in montagna. Di qui l’impegno con le joëlette. Adesso ne abbiamo 7 e abbiamo un’ottantina di volontari che si mettono a disposizione per portare le persone disabili in montagna. Con UILDM, ANMIL e ANMIC abbiamo realizzato il progetto Valtellin@ccessibile e partecipiamo anche a eventi organizzati e camminate competitive per sensibilizzare la gente e far capire che queste iniziative possono essere aperte a tutti. Non è che certe cose devono essere precluse a chi non cammina più.

È un bel modo per educare la società e avvicinare quante più persone possibili al mondo della disabilità”. Il passo successivo è quello del TURISMO ACCESSIBILE. “La struttura ai Basci, a Torre Santa Maria, in Valmalenco, è aperta anche a chi viene fuori dalla Valtellina affinché possano godere delle nostre montagne. Si tratta di una struttura ricettiva per tutti. Se viene una famiglie che non ha problematiche sa che farà una vacanza ad un prezzo calmierato, troverà accoglienza, ma dovrà dare una mano con la joëlette. Con il campo prova joëlette che andremo a realizzare e l’aula già in uso potremmo fare dei corsi ad hoc di montaggio, smontaggio e conduzione dell’ausilio. Famiglie con bambini disabili e famiglie senza problemi avranno l’opportunità di conoscersi, andare tutti insieme in montagna aiutandosi gli uni gli altri e chi non ha problemi avrà un’occasione unica per avvicinarsi al mondo della disabilità, un’esperienza educativa senza precedenti per i ragazzi cosidetti normodotati”.